WALLY BONAFE'


Testo critico pubblicato sul catalogo "Lo Stato dell'Arte", in occasione della 54° Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia 2012, a cura di Vittorio Sgarbi

L’artista punta su due peculiarità intrinseche della pittura: il colore e lo spazio-forma. La ricchezza del messaggio cromatico è evidente e va ad incarnare la medesima idea di Henri Matisse, il quale affermava: ”Io sento per mezzo del colore”. Il suo percorso artistico la vede accostarsi a vari motivi ispiratori. In precedenza nelle sue opere erano riscontrabili tracce di figurazione,  personificate da volti o paesaggi la cui soluzione tecnica sperimentale optava per immagini liquide, sempre sul punto di mutare e scomparire. Potremmo definire Wally Bonafè come una contemporanea interprete della pittura di macchia ottocentesca. I lavori di questo periodo sembrano guardare alle poetiche degli artisti scapigliati, come loro la pittrice resta affascinata dal non-finito, evanescente e vaporoso, che ci parla di mondi romantici punteggiati da luci rarefatte. L’elemento colore è stato da lei studiato, compreso e trasformato in uno strumento solista, in grado di catalizzare in sé tutto il necessario per comunicare un messaggio. Nell’ultimo periodo l’astrazione appare più forte, di conseguenza la forma è ancora più libera: ormai del tutto svincolata dal disegno, l’autonomia espressiva non guarda più a riferimenti descrittivi. Abbandonando ogni struttura significante, la suggestione che ne ricaviamo è quella di osservare uno spazio vasto, cosmico, che ci riporta alla nascita dell’universo. L’energia erompe nel nulla silenzioso e statico con un boato che ancora oggi non si placa, e dopo la morte ecco la vita. A catturarci sono le audaci pulsazioni cromatiche, dove gli strati pittorici affermano l’ipotesi che nulla può restare separato, il loro completarsi è uno dei fattori cardine per giungere allo status di armonica convivenza. Da una natura fluida la rappresentazione approda ad una natura più materica. Si riscontra un senso di concretezza sviluppato con la sovrapposizione di una miriade di tocchi di colore, uniti a segni e colature. La compagine pittorica si realizza nel tempo, sottolineandone maggiormente il procedere dinamico. La mano dell’artista non esita mai, sostenuta da una volontà di espansione e rinnovamento: in questa prospettiva le tele che maggiormente rendono la sensazione sono quelle in cui vengono impiegati colori fluorescenti.  Essi si esaltano in sinergia con la luce, e ci sembra di osservare le grandi vetrate delle cattedrali gotiche, in cui tutto quello che viene raffigurato vibra in bagliori incandescenti. E’ lento e difficoltoso il sentiero che porta alla libertà, ma Wally Bonafè ha trovato la forza per percorrerlo. 
 


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