MILANO - KLIMT ALLO SPAZIO OBERDAN




Per Ludwig Van Beethoven la “Nona Sinfonia”, che si conclude con il celebre “Inno alla gioia”, è stata l’evocazione in musica del trionfo della fraternità universale sulla disperazione e sulla guerra. Il suo messaggio era dunque carico di valenze umaniste e di  ottimismo. Le correlazioni tra arte e musica sono state oggetto o soggetto di studio e ispirazioni per molti. Nel ‘900 Wassily Kandinskij trovava nella città di Mosca la perfetta aderenza tra suono e colore, la sua pittura è così la dimensione trascesa della sua passione per la musica. Ma prima di lui, nell’800, ritroviamo un calzante esempio che sviluppa queste connessioni tra le due forme espressive. L’evento “Gustav Klimt. Disegni intorno al fregio di Beethoven”, proposto da “Spazio Oberdan”, a Milano, punta a mettere in luce proprio questa sinergia. Nel 1902 al Palazzo della Secessione, Klimt ha realizzato un imponente fregio, che esprime il profondo legame tra lui e la musica del compositore viennese. Secondo l’artista l’arte ha la possibilità di redimere l’uomo. Nel fregio convergono una miriade di tensioni, quali la vita, l’amore, la tragedia, il male, la bellezza e la felicità. In tale maniera il mondo ideale e fisico si fondono inesorabilmente. A convogliare le energie creative di Klimt, era stato Richard Wagner, che durante l’esecuzione della “Nona” di Beethoven aveva descritto nel programma del concerto le immagini che la sinfonia riusciva a tratteggiare. L’attuale mostra cerca di indurre il visitatore ad entrare nello spirito della cosiddetta “arte totale”, aiutato anche dalle solenni note del celebre componimento. La poetica secessionista auspicava infatti un abbraccio armonico tra le varie discipline espressive, che da frammenti adesso volgono verso un ideale unitario. L’opera presa in considerazione può essere vista come una sorta di percorso iniziatico. Il protagonista del fregio è l’uomo, che dopo un lungo travaglio riesce finalmente ad accedere alla libertà per raggiungere il mondo della bellezza e dell’amore. Proprio la tela di Klimt intitolata “Il bacio” è la summa di questo percorso. La frase che Gesù pronunciò,“il mio regno non è di questo mondo”, secondo i curatori dell’esposizione, riassume tutta l’idea che attraversa l’opera. L’ “Inno alla gioia” è la celebrazione del trionfo dell’uomo sulle imperfezioni e sulle limitatezze. Klimt nel fregio è riuscito a dare un volto a queste negatività. Dai capelli neri, le tre gorgoni si stagliano contro il mostro Tifeo, una scimmia dalle zanne aguzze. Attraverso le scene successive dobbiamo lottare contro la lussuria, la follia, l’intemperanza ed altre forze ostili, che rallentano la nostra ascesa. Il cavaliere chiamato a combatterle è l’artista, l’eletto che approda alla felicità finale nelle immagini che ritraggono la poesia e i geni fluttuanti. Dai colori cupi e arcani che descrivevano il male, alla fine è l’oro ad annunciare il bene con la sua luminosità. La mostra presenta la ricostruzione in scala reale dell’opera, accompagnata da una serie di grafiche che ritraggono le figure femminili da cui è derivato lo studio per i personaggi del fregio. Per il gruppo delle gorgoni, Klimt ha ritratto le sue modelle in tutte le fasi del movimento, accentuando di schizzo in schizzo un gesto, un’espressione, una postura. Due disegni,“Nudo di donna in piedi con gambe destra sollevata” e “Nudo femminile in piedi con bocca coperta dai capelli”, hanno poi trovato una precisa collocazione nell’impaginazione dell’opera. Queste grafiche, apparentemente semplici e spontanee, sono nate in realtà da una preciso programma razionale, infatti gli studi per le figure della lussuria e dell’impudicizia saranno particolarmente elaborati. La mano sinuosa dell’artista è sempre riconoscibile, a volte emerge una forte energia che fa vibrare il segno, a volte sorprende la pacatezza di un tratteggio fitto e sottile. Nel video realizzato da Annette Vogel, come compendio alla mostra, emerge la portata rivoluzionaria delle proposte di Klimt. Il suo rapporto con il corpo della donna era assai naturale e libero, per questo la società viennese additò le sue creazioni come oscene. L’artista, tra le altre innovazioni, rivalutò il disegno come opera a sé stante, mettendo in evidenza la sua autonomia rispetto alla pittura. Tra gli incastri delle minuscole decorazioni dei suoi dipinti e le sottili linee dei bozzetti, Klimt racconta la complessità della genesi di un’opera. Egli ha riportato alla luce l’eleganza dell’antico, la linea svettante del gotico, ed ha anticipato profeticamente le soluzioni astratte. E ancora. L’artista ha decorato i suoi lavori con pietre, smalti e foglie d’oro per arrivare ad un oltre pittura, che tanto rende personale il suo stile. Il fregio è un’ ode al sentimento titanico, inteso come azione di ribellione verso i limiti imposti dalla natura, dalla società e dal destino. L’iniziato, il cavaliere, prende coscienza della sua forza mettendosi alla prova per abbandonarsi infine alle celesti note della lira suonate dalle dita affusolate della “Poesia”: e già il suo essere sembra emanare l’inebriante profumo dell’amore. 


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