GLI ARTISTI E LA RAPPRESENTAZIONE DEL MAGICO



Ripercorrendo i secoli a ritroso, un mosaico di epoca greco-romana riporta una scena in cui due donne consultano una fattucchiera dai lineamenti caricaturali. Durante il medioevo si diffondono incisioni che mostrano streghe nell’atto di compiere una serie di incantesimi, tra cui quella di trasformarsi in animali. Un dipinto fiammingo datato tra il 1470 e il 1480, intitolato “Il sortilegio d’amore”, presenta una fanciulla mentre accende dei fiammiferi, nella cui fiammella è trasposta la passione. L’immagine rappresenta i rituali di fertilità celebrati durante il solstizio estivo e la simbologia è davvero ricca. Il cuore sanguinante evoca il potere incantatore della donna sulla psiche dell’uomo, mentre il pappagallo rimanda alla lussuria. Una celebre incisione di A. Dȕrer rappresenta quattro streghe che si preparano per il sabba, mentre un diavolo le osserva sogghignando da un angolo. Un’altra sua incisione ha come soggetto una fattucchiera con la conocchia, mentre vola cavalcando un caprone. Anche H. Baldung Grien, coevo del maestro tedesco, disegna scene simili, con megere che si cimentano in svariati atti sacrileghi. Nel 1565 P. Bruegel il Vecchio realizza una serie di incisioni che ha come protagonista S. Giacomo e l’incontro con il mago Ermogene. Le streghe e i loro strumenti sono descritti anche in alcuni disegni di H. Bosch. Uno dei grandi mastri dell’arte, F. Goya, nella famosa serie intitolata “I Capricci”, del 1799, offre dei meravigliosi spunti iconografi a riguardo. L’artista in queste opere vuole rappresentare pregiudizi, menzogne e superstizioni. Il tono è dunque polemico e la stessa Inquisizione fa ritirare dal mercato queste incisioni, ritenute blasfeme. Sempre Goya dipingerà più versioni del “Sabba delle streghe”, dipinti pregni di fascino e della sua sapienza pittorica. Sono davvero molte le creazioni che parlano del mondo esoterico, trattato da autori famosi o meno conosciuti. Pietro Paolini, nell’opera “Negromante”, raffigura un mago spaventato dal rito di evocazione. Sorprende l’impostazione compositiva, che prevede la visione degli orribili artigli di una creatura che sta entrando in scena dal bordo destro della tela. Il taglio è al limite del cinematografico, introducendo l’idea del fuori campo. Inoltre la reazione del mago vuole fare trasparire il senso di scetticismo che iniziava a diffondersi durante il ‘600: egli non è compiaciuto, ma incredulo e impaurito. Non è più una vecchia e sporca popolana la maliarda proposta Luigi Miradori, detto il Genovesino. Un suo dipinto ci illustra una scena dai forti contrasti emotivi. Sullo sfondo di una nobile casa, un’avvenente donna dai capelli biondi osserva pensosa un bimbo da lei stessa cotto, di cui si appresta a gustare le carni. Cupi e attraversati da un’enfasi estrema, le tele di Salvator Rosa non lasciano dubbi sull’efferatezza delle pratiche occulte. Da fondali bruni si fanno avanti i corpi decadenti e sgraziati delle megere. “La strega” è un ritratto forte e carico di dramma, in cui scorgiamo un riferimento al mondo classico, incarnato dal ramo di mirto in fiamme che tiene in pugno la donna. Anche il mitico Enea, per discendere negli inferi, portò con se un ramo d’oro. Il dipinto “Evocazione di demoni” non risparmia chi la osserva per l’intensità emotiva. La riflessione dell’artista, precursore dello spirito romantico, è chiara: il male è una forza autodistruttiva che trasforma gli uomini in spettri raccapriccianti. Di questo tema il pittore Pier Dandini ce ne dà una singolare immagine. Un mago con la bacchetta alzata puntata verso la falce di luna, è concentrato nel pronunciare le parole magiche, mentre accanto a lui esseri fantastici, dagli occhi fiammeggianti, serpeggiano nell’oscurità. Su una pergamena scorgiamo simboli esoterici insieme ad un cuore trafitto da un chiodo. I colori caldi aumentano l’idea  di tensione e restituiscono un senso di soffocamento. L’Ottocento sarà un secolo ricco di sfumature, dalle quali non sono esenti le più notturne. La pittrice E. De Morgan, legata alla corrente dei preraffaelliti, si distingue per un uso personale del colore. Nel dipinto “Pozione d’amore” è il giallo a dominare. In questo periodo la figura della maga perde l’aura negativa. Ora a vestire i suoi panni è una donna affascinante, bella, che si diletta nelle pratiche ermetiche dentro il suo studio. A catturare l’attenzione è proprio l’ambiente, che descrive il suo mondo. De Morgan inserisce la figura entro uno spazio in cui compaiono libri, un gatto nero e un arredo in stile rinascimentale. J. W. Waterhouse, nel dipinto “La sfera di cristallo”, raffigura una dama in abito scarlatto, che si staglia su una lunetta aperta su un giardino. Sul tavolo osserviamo un cranio e un libro su cui è posata una bacchetta in legno, strumento magico per eccellenza. L’artista si sofferma a descrivere un ambiente arcano nel dipinto “La fattucchiera”. Qui la dama muta in una figura più onirica, attorno a lei compaiono alambicchi e animali selvatici, anche la pennellata si fa meno compatta in favore di una visione più rarefatta e bozzettistica. Waterhouse, con l’opera “Il cerchio magico”, cambia l’ambientazione portando la scena all’esterno. Tecnica pittorica e capacità evocativa si fondono mirabilmente. Il paesaggio e la figura si integrano in un’immagine vivida:  riusciamo a respirare i profumi dei vapori che scaturiscono dal braciere acceso. A stimolare i pittori saranno due figure leggendarie, Circe e Medea. Dosso Dossi, nel ‘500, dipingerà la tela “La maga Circe”, identificata da alcuni in Melissa dell’Orlando Furioso, donna dai poteri benefici. E’ interessante porla a confronto con la “Circe” di Waterhouse. Queste hanno in comune due elementi, la lunga bacchetta e la presenza di animali. Mentre quella di Dossi ha vicino a sé un cane e un volatile, quella di Waterhouse  ha accanto animali più esoterici, il maiale e il rospo. Anche Medea è tra i soggetti più amati e F. Sandys ne ricava un ritratto sorprendente. Una pittura levigata e attenta alla resa dei dettagli descrive con cura l’ambientazione antica, che sfuma in echi liberty. I capelli neri della maga contrastano con il fondo oro e con il rosso dei coralli. Non c’è dubbio dunque che l’occulto abbia incantato generazioni di artisti, e che la loro fantasia si sia spalancata al suono delle misteriose sillabe che compongono “abracadabra”.

1 commento:

  1. Un artista è un MAGO! molti si occupano di occultismo, alchimia, spiritismo ecc...

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