MARCO LODOLA






La poetica futurista, attraversata dalla concezione vitalistica della filosofia di Bergson e di Nietzsche, trova un immediato riscontro nello sviluppo creativo dell’artista.  L’arte rappresenta per lui l’adesione allo spirito dionisiaco, in cui prevale l’energia istintiva, l’eccesso e il furore. L’opera dell’artista vive del solo equilibrio puramente visivo, privo di particolari vincoli contenutistici, da cui si libera una forte carica espressiva.  Le luminose sagome che caratterizzano il lavoro di Marco Lodola, sono ormai icone della contemporaneità. La realtà viene riproposta in tono ludico, ricreata attraverso una linea dinamica che plasma forme in cui si attua una sinergia tra l’immediatezza della lettura dell’opera e lo slancio vitale dell’artista. Un altro aspetto che stupisce è il vedere riaffiorare estetiche pittoriche legate al passato della storia dell’arte italiana. Si è già accennato al futurismo, ma proprio la struttura progettuale della creazione appare assai vicina a quella di alcuni Maestri del ‘300. Attraverso l’intersezione delle linee, che rendono il ritmo compositivo, vengono a crearsi piani di puro colore che danno un’anima ai personaggi. Questi, a loro volta, si pongono nello spazio quali simulacri degli ideali e delle proiezioni simboliche della società odierna, codificate dall’artista attraverso le personali strutture cognitive del suo io. La  linea e il colore sono dunque i principali capisaldi a cui tutta l’ispirazione è subordinata, e la scelta delle cromie si rivela, a questo punto, di fondamentale importanza, tesa a rilasciare un’intesa orchestrazione emozionale, che si impone per le sue specifiche qualità comunicative.
it.wikipedia.org/wiki/Marco_Lodola 

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