Una realtà legata alla poetica dell’esistere, che non conduce
ad immagini veicolate dalle tendenze del
momento, dove la sperimentazione si rivela costante e necessaria. Dall’iniziale
figurazione l’artista procede verso forme astratte in reazioni spontanee di
ispirazione interiore. Un tratto dominante che caratterizza la produzione di
Enzo Mainini è l’ordinata ripartizione del suo excursus artistico per “cicli”. Fino a quando l’autore non ha compreso,
rivelato e plasmato l’intenzionalità della natura del soggetto, non può
approdare a nuove situazioni. La
condizione della compiutezza lo guida con tenacia, e l’artista resta sigillato dentro
una dimensione della quale indaga - con perizia scientifica - ogni brandello del suo
conoscibile. La tensione riflessiva si configura come un percorso obbligato, la cui strada conduce a sciogliere gli enigmi
e le criticità della vita. Intrisa di bagliori, epifanie e vertigini la tela porta alla luce un animo volto alla
continua scoperta del sé e dell’altro da sé. Talvolta l’oggetto, come nel caso
degli assemblaggi, dei ritagli di giornale e delle pagine dei romanzi entra
all’interno del discorso espressivo di Mainini, dando vita ad una
contaminazione tra il soggettivo, rappresentato
dall’io pittorico dell’ artista, e l’oggettivo rappresentato dall’oggetto
concreto. La divisione razionale e coerente dello spazio è teoria personale,
così come il modo di concepire il colore: tutto converge in
fluida visione pittorica, svincolata dalla forma, che sopravvive nelle personali mutazioni che dominano
l’intera visione. La cromia, oltre ad essere raffinata orchestrazione, è innanzi tutto stato di coscienza, in grado di
farci cogliere perfettamente le oscillazioni emotive e ideologiche
dell’artista. Le nere tracce suggeriscono uno squarcio della sensibilità, gli algidi e silenziosi bianchi risentono dell’eco del passaggio tra la vita e
la morte, poi si fa strada l’oro, dal simbolismo antico, a dare voce
all’esaltazione dello spirito ed infine si staglia di fronte ai nostri occhi il
fulgido rosso del tormento delle passioni. E’ un limite cromatico estremo
quello di Enzo Mainini, che ricopre la tela di una seconda pelle più che umana,
viva e pulsante. L’energia che scaturisce da questi lavori è pregnante, volta a
svelare le valenze conoscitive dell’impressione sull’intelletto. In questa
prospettiva non c’è tempo per razionalizzare le spinte dell’inconscio. Il
colore non può essere trattenuto dentro nessuna forma, perché rivendica la sua
totale libertà ed autonomia. L’inclusione di oggetti amplia le connessioni
estetiche, arricchite di percezioni tattili e vibrazioni plastiche. Si prova inquietudine
confrontandoci con le sue opere: i valori emozionali delle cromie e la loro
robustezza coinvolgono il nostro
esistere. Il bianco è il
grado zero, da cui scaturisce tutto. L’artista mostra quello che risiede all’interno
della materia, svelandoci quest’energia magmatica, tramite una pittura densa e
robusta. Le combustioni dei materiali mostrano le tensioni chimico-fisiche
sollecitate dal fuoco, così la sua opera riapre un dialogo con la dimensione
mitica legata alle divinità ctonie del mondo greco, mentre l’oro rievoca
l’eternità e il sacro, patria originaria dello spirito.
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